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Nomisma: Osservatorio Immobiliare 2020, cosa ci aspetta?

Posted by Nicola Del Sorbo on 01/04/2020
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E’ stato presentato oggi in diretta streaming il Primo Osservatorio 2020 sul mercato immobiliare di Nomisma, che ha mostrato i risultati delle proprie ricerche e previsioni per il prossimo triennio alla luce del lockdown imposto dall’emergenza pandemica.

Sono due gli scenari previsti, uno soft che comporterebbe un calo di 278 mila unità compravendute nel triennio 2020-2022 e uno hard con 587 mila unità in meno. La perdita di fatturato oscillerebbe tra i 54 e 113 miliardi nel triennio, tra 9 e 22 miliardi nel 2020. Meno forte sarebbe l’impatto sui prezzi, che cederebbero al massimo il 4% in 3 anni. Difficile al momento la situazione degli immobili commerciali, più controversa quella degli investimenti. Su tutto pesa la variabile Tempo: in generale questo rallentamento non sarà sistemico come quello del 2008, ma legato a fattori esterni e contingenti, senza quindi strette creditizie e altre problematiche simili.

 

Gli scenari previsti

Secondo la società felsinea, l’impatto economico e finanziario della crisi sanitaria che stiamo vivendo in ogni caso toccherà il mercato immobiliare.

Sono stati, tuttavia, proposti due scenari, uno “soft” che prevede conseguenze meno drammatiche ed uno “hard”, più difficile da affrontare e superare ma certamente non impossibile e non da “crisi del ‘29” come qualcuno frettolosamente ha dichiarato.

Nello scenario soft, il calo delle compravendite residenziali nel triennio toccherebbe quota 278 mila (48 mila in meno nel 2020), nello scenario hard il ridimensionamento sarebbe di 587 mila unità (118 mila nel 2020).

La perdita di fatturato stimata per il comparto residenziale varierebbe tra i 54 e 113 miliardi nel triennio: tra 9 e 22 miliardi nel 2020; molto dipenderà anche dalle tempistiche del periodo di stop forzato, una riapertura prima dell’estate permetterebbe al mercato di macinare comunque sei mesi pieni. Al momento non è possibile azzardare previsioni troppo precise…

 

L’impatto sui prezzi

Meno decisivo sarà l’impatto sui prezzi, che in ambito italiano hanno sempre fatto fatica a crescere (o decrescere) in modo esponenziale.

Nomisma prevede una riduzione (per il biennio 2020-2021) compresa tra l’1.3% e il 4%.

L’effetto dei calo dei prezzi sarà più diluito nel tempo ma certamente non meno penalizzante, quantomeno all’inizio.

 

Gli immobili commerciali

Un calo più sostanzioso ed immediato è previsto, fisiologicamente, per il mercato degli immobili commerciali, che subirà una contrazione importante a causa del blocco delle attività e della prevista lentezza nella ripresa delle dinamiche standard. Anche qui, le tempistiche di “riapertura” del mercato guideranno una risalita più veloce.

 

La situazione degli investimenti immobiliari

Più controversa è la previsione legata agli investimenti immobiliari corporate (complessi cielo-terra di valore superiore a 5 milioni). Nel corso del 2019 avevano toccato la ragguardevole cifra di 12.3 miliardi di euro, con l’area di Milano grande protagonista, vera “locomotiva” dello sviluppo. Nomisma non nasconde la preoccupazione per un rallentamento di questa specifica area di mercato, anche qui il fattore Tempo sposterà l’ago della bilancia.

 

Problematiche sì, ma attrezziamoci per la ripartenza

La ricerca di Nomisma evidenzia certamente un periodo atteso di turbolenze e problematiche per il settore immobiliare. A differenza, però, della crisi precedente, legata a motivazioni prettamente sistemiche e finanziarie, questo periodo difficile che ci aspetta e che stiamo vivendo ha origini e cause scatenanti diverse.

Il settore immobiliare, prima dell’emergenza, si avviava a confermare gli ottimi progressi degli ultimi anni. Non siamo in un clima di “stretta creditizia”, come era avvenuto dopo il 2008, anzi: le banche sono liquide, anche e soprattutto in Italia, e la dinamica positiva dell’erogazione di mutui degli ultimi mesi/anni lo testimonia (+32.4% nel primo bimestre 2020, prima dello stop).

Servirà il supporto della politica e della finanza ma il settore non vive e non vivrà una crisi sistemica.

Il momento è altresì propizio per mettere finalmente in campo tutte le risorse strategiche, tecnologiche ed organizzative che il nostro settore si merita e che, grazie a questo stop, sta ora sperimentando da casa.

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